CON OLYMPUS MICRO 4/3 IN GIAPPONE

GIUGNO 2023

Ciao a tutti benvenuti in questo nuovo articolo che praticamente mi avete “obbligato” a scrivere 😅.

Naturalmente scherzo 😊 e anzi, sono felicissimo che mi abbiate contattato in molti chiedendomi di raccontarvi un po’ degli ultimi lavori fatti in Giappone, una terra che tanti di voi sanno essere una mia casa.

Se sei capitato qui per caso, per evitarti un introduzione lunghissima, ti rimando ad un altro articolo in cui racconto il perché ho scelto di lavorare con il sistema MICRO QUATTRO TERZI e come ho deciso poi di utilizzarlo come sistema primario.
https://andreabernesco.com/da-fotografo-professionista-come-sono-arrivato-ad-usare-il-sistema-m43-il-mio-viaggio/ 

In poche parole, dopo tanti anni di utilizzo del sistema Leica M, per le motivazioni descritte nell’articolo sopra linkato, ho deciso di usare ( NON SOSTITUIRE) il sistema OLYMPUS MICRO 4/3 ed iniziare a lavorarci.
Questo è avvenuto in concomitanza di lavori che avevo già in agenda, incluso alcuni in Giappone.

Vi racconto un pò  🎌

Come da sempre, il mio set e kit da lavoro è molto basico. Due corpi e due obiettivi fissi e anche questa volta, con il sistema MICRO 4/3, ho replicato la stessa configurazione tranne una piccola eccezione… 😉
Nel 35 mm la combinazione era:  medio grandangolare, come il 28 mm o il 35 mm e un obiettivo da ritratto che poteva essere o un 50 mm o un 85 mm. In alcuni casi, dove già sapevo che non avrei affrontato spazi stretti urbani, partivo solamente con un 40 mm.

Nel Micro quattro terzi, al 28 / 35 mm ha preso posto un 15 mm e al 50 mm, un 25 mm, di fatto, un 30 e un 50 mm nel formato FF.
I corpi macchina che ho utilizzato, mi hanno permesso di lavorare quasi la giornata intera con una batteria soltanto, e verso la sera, a volte, inserivo la seconda. Per sicurezza raccomanderei 6 batterie per due corpi giusto per scrupolo e imprevisti vari, ma direi che con 4 batterie in tutto non ci sono problemi a meno che tu non sia uno “spippolatore seriale” 😅

PRIMA DI CONTINUARE VORREI RINGRAZIARE  POLYPHOTO S.P.A  con una amichevole attenzione per Luca Servadei , Direttore Vendite, che mi ha permesso di provare testare ed utilizzare i prodotti OLYMPUS-OM SYSTEM  https://www.polyphoto.it/

Entriamo nel vivo e spendiamo due parole su cosa significa fotografare in Giappone.
In tanti mi avete chiesto come è possibile in un paese noto per non essere proprio apertissimo alla cultura e alle abitudini latine, scattare fotografie a volte molto intimiste, ravvicinate con i mediograndangoli ed entrare in contesti familiari ed esclusivi.

A questa risposta potrei cambiare il nome del paese e dirvi le stesse cose, in quanto gli espetti che rendono un fotografo accettato e incluso nel contesto, sono dovuti a delle attitudini comportamentali che hanno radici universali ma il discorso è molto lungo e complesso per scriverlo in un articolo. Qualora foste interessati, sono tutti aspetti che tratto durante i miei laboratori, vi lascio qui il link alle info https://andreabernesco.com/workshops/

https://andreabernesco.com/contact/

Dobbiamo tenere presente che di fatto il Giappone è un’isola, molto grande ma pur sempre un’ isola. Per di più, dovete sapere che ha “rotto”  ( o meglio gli hanno “rotto” 😅 ) definitivamente le sue barriere col mondo esterno occidentale, solo dal 1854.
Questo retaggio storico si respira ancora oggi, nonostante ciò, nelle nuovissime generazioni che incominciano a viaggiare e ad assorbire con meno rigidità l’ influenza dall’ “esterno”, sembra che ci sia un cambiamento in atto. ( PERSONALMENTE NON SO SE SARA’ UN BENE o UN  MALE, IO HO LA MIA IDEA… 🙄)

Uno degli aspetti più complessi è la barriera linguistica. Quasi nessuno parla inglese e i pochi che lo parlano, non hanno ne il miglior accento ne la miglior fluidità; il tutto, infarcito da una una buona dose di timidezza, rende praticamente obbligatorio sapere il Giapponese se ti vuoi relazionare in modo profondo con questa società e cultura. In caso contrario, dato l’ ermetismo sociale di questo popolo, rischierete di rimanere molto in superficie, pertanto vi raccomando di farsi affiancare da persone che possono comunicare e conoscono il territorio.

Nel mio caso, conoscendo la lingua ( sufficientemente ), la sua cultura e frequentando da molti anni il paese, ho acquisito una buona padronanza che mi permette di interfacciarmi con tutto ciò che desidero o devo fotografare.

Ad’ oggi, posso confermare che partire per il Giappone con il sistema micro 4/3 è stata la scelta più intelligente che potessi fare.

Perché ?

Lo zaino è piccolo, diventa bivalente in quanto la strumentazione occupa pochissimo spazio; con il sistema di stabilizzazione Olympus il cavalletto non serve, lasciandoti così molto volume per le cose da viaggio quali vestiti, ricambi acqua etc… etc…

Durante le sessioni di lavoro si può tranquillamente tenere le macchine operative a tracolla con un peso e ingombro ridicolo.
Avere al collo due Olympus EM- 1 MARK II o un EM-1MARK II e un OM-5  con due fissi : una come kit primario da racconto o punta e scatta, e l’ altra per ritratti o soggetti che non possiamo raggiungere, ti permette di stare la giornata intera con questa configurazione senza stressarti o indolenzirti.

I corpi macchina sono manovrabili tranquillamente con una mano sola, permettendoti agilità multivalente senza mai perdere lo scatto 🤟, che durante il reportage a volte è di un utilità mostruosa come ad esempio : pararsi da fonti di luce, farsi strada nei grovigli, allontanare elementi che tappano il mirino, scivolate improvvise, aggrapparsi a qualcosa etc… etc…

Dal punto di vista spaziale, il Giappone ti costringe ad affrontare tendenzialmente due situazioni. Una, quella in interni in spazi stretti, in cui sei spesso appiccicato ai primi piani ma con il bisogno di inserire elementi laterali abbastanza sul bordo visivo, e l’ altra, ritrarre e raggiungere inquadrature che non hanno accesso al passo per la complessa conformazione urbana  e di viabilità

Per esperienza personale, suggerirei quindi due focali che non possono mancare se decidi di andare in Giappone: un 28 mm e un 50/85  ( in formato pieno )  perciò un 14/15 mm e un 25/45 mm nel nostro MICRO QUATTRO TERZI 😉.

Nel caso di Olympus, una soluzione alternativa molto efficace, è il 12-45 mm F4. Nonostante degli zoom, non sia un accanito fautore, devo ammettere che questo obiettivo ha veramente dei vantaggi che a mio avviso lo fanno essere una scelta molto adatta. Chi volesse approfondire ne parlo in questo articolo dettagliatamente spiegando la mia opinione.   https://andreabernesco.com/spendere-poco-e-avere-tanto-un-piccolo-grande-obiettivo-olympus-12-45-mm-f4-confrontiamolo-con-sua-maesta-leica-24-90-sl/
La piccola eccezione che sopra vi ho scritto e lui 😉. Alla fine molte immagini che vedrete sono state scattate con il “Piccoletto” .

In Giappone “arieggiano cromie molto singolari” 😅, fra il giorno, la sera e la notte è un tripudio di dominanti irrequiete, dove la maggior parte dei bilanciamenti delle camere che ho utilizzato in tanti anni ,mi hanno sempre fatto “arrabbiare in stile veneto🤣” .
Tutto questo fino a questa volta, dove grazie al bilanciamento perfetto di Olympus, ho trovato la pace!!!  evitando di “disidratarmi il cuore” ore ed ore  in camera chiara  😅.

I lavori che ho svolto sono stati 3

Formazione, e due reportage. Non posso ancora darvi tantissimi dettagli sui cataloghi per motivi contrattuali ma vi posso raccontare il contenuto e mostrare qualche immagine.

  • 1) Uno riguarda un catalogo per il mercato asiatico, dove viene descritto visivamente, un specie di “lotta per l’ armonia” fra vita ambiente, agire e tempo, dove la ricerca continua di equilibro fra forma e funzionalità, si destreggia in uno spazio conteso. Una danza dove tradizione e modernità si incontrano e si scontrano ma con la volontà di non abbondonarsi mai.
  • 2) L’ altro è  un reportage sempre per il mercato asiatico, più documentale, di una persona, che dopo tanti anni che è emigrata nella “grande città per lavoro, torna al suo “paesino” natale per prendersi cura di suo padre ormai anziano; al suo ritorno però si ritrova sola, i giovani amici di un tempo sono ormai andati tutti via, gli anziani quasi tutti morti e lei, col suo senso di dovere, si riorganizza con i ritmi del villaggio per restituire l’ amore al suo caro padre.
    Riprende le attività rurali, quali anche ridare vita al suo orto creando uno spaventapasseri con le sembianze del padre.
    Accortasi del lavoro ben riuscito le viene in mente di costruire delle “bambole”  per poi posizionarle in tutti i luoghi in cui oggi regna la solitudine: la vecchia scuola, le botteghe, gli uffici, ridando così  una nuova “vita” al silente villaggio. In ogni bambola c è una persona vera, una vita vissuta e un pezzo di lei.
    Per questo reportage vi rimando a questo articolo dedicato https://andreabernesco.com/kakashi-no-sato-the-dolls-with-soul/

La discrezione del sistema è stata un’ altra arma vincente.
Quando usi macchine economiche e poco appariscenti, vieni visto come un semplice turista incuriosito nell’ intento di scattare qualche foto ricordo. Questo lo ritengo un vantaggio perché ti patina un profilo molto basso e ti confonde in mezzo al contesto senza essere percepito come una “minaccia”.

GUARDIAMO ASSIEME ALCUNE IMMAGINI DEL CATALOGO 1


SCATTATA DALL’ ARGINE OPPOSTO ESLUDENDO IL FIUME, FOCALE 34 MM F 5 1/500 ISO 200

 


SCATTATA DAL PALAZZO DI FRONTE DIETRO UN VETRO, IN MEZZO UNA STRADA CHE DIVIDE I FABBRICATI 15 MM F 2.8 1/10 ISO 200

 


IN ATTESA DEL TRENO CON IL RIGOROSO ORDINE E RISPETTO PER LE FILE 25 mm 1/15 F 4 ISO 200

 

 


UN’ UOMO D’AFFARI INDAFFARATO, INTORNO AL CASTELLO IMPERIALE DI TOKYO

 


SCATTATO DA UN ALTRO PONTE ALLA STESSA  ALTEZZA MA DISTANTE  , IN MEZZO UNA GRANDE STRADA, 45 MM 1/60 F 5.6 ISO 250

 


DUE RAGAZZI VICINI MA LONTANI, POMERIGGIO, 18 MM 1/125 F 5.6 ISO 250

 

 

 

 


GENTE DI FRETTA  A UENO TOKYO 15 MM F4 1/8  ISO 400

 

CONTROLLANDO L’ ORARIO PER ENTRARE A LAVORO TOKYO PERIFERIA, 25 MM 1/500 F 5.6 ISO 200

 


14 MM 1/650 F 5.6 ISO 200

 

 


IN UN CENTRO COMMERCIALE A TOKYO MI SEPARA DAL SOGGETTO UN’ ATRIO  DIVISO DA TANTE VETRATE, 33 MM 1/13 F 5.6 ISO 200


UN ALLIEVA ARCERE CONCENTRATA NELL’ ANTICA  ARTE DEL KYUDO  IL TIRO CON L’ ARCO GIAPPONESE, 40 mm 1/500 F 4 ISO 200


30 MM 1/500 F 5.6 ISO 200

 


DI RITORNO A CASA DOPO LA SCUOLA 12 MM F 8 1/125 ISO 320

 

 

SCAPPANDO APPENA IN TEMPO DALL’ ARRIVO DELL’ ALTA MAREA, ITSUKUSHIMA  24 MM 1/100 F 4 ISO 200

 

 


FUMATORI “RINCHIUSI” NELLA ZONA FUMATORI, UENO  35 MM 1/60 F 5.6 TAGLIO IN 16/9 DIRETTAMENTE IN CAMERA

 


20 MM  1/40  F 4  ISO 200,  TAGLIO QUADRATO DIRETTAMENTE IN CAMERA

 


DOPO IL TRAMONTO, LAGO BIWA  SHIGA / KYOTO,  40 MM 1/100 F 5.6 ISO 200

 

 

 

 

 

 

 

 


” 1 ”     20 MM 1/125 F 6.3 ISO 1600, L’ IMPORTANZA DI NON AVERE LAG DURANTE LO SCATTO E’ DECISIVO PER COGLIERE IL MOMENTO CHE DECIDIAMO NOI.

 


RIPULENDO LO STAGNO SHINOBAZUNO UENO, 15 MM 1/800 F 5.6 ISO 200

 

 


VISTA DALL’ ALTO DEL GRANDE TORII DI ITSUKUSHIMA , 45 MM 1/640 F 5.6 ISO 200

 

 


DI SERA IN CIMA ALLA SCALINATA SULL’ ARGINE OPPOSTO DI FRONTE AL GENBAKU DOMU, HIROSHIMA, 17 MM 1/4 F 4.5 ISO 500

 

Che ne pensate? se non vi avessi detto con che strumentazione le ho realizzate, avreste immaginato 😉 ?

Ho scattato in tutte le condizioni di luce, lavorando in ambienti urbani, montanari, religiosi, incontrando durante il cammino, realtà sociali e contesti diversissimi fra loro, dalle grandi metropoli alle campagne sperdute. In nessuna circostanza ho avuto problemi di alcun tipo: ne tecnico ne operativo. Ho scattato a volte immerso nell’ acqua bagnando l’ attrezzatura, in mezzo ai boschi umidi e freddi, mai un incertezza.
Le volte che capitava di inserire la seconda batteria praticamente era già tarda sera/notte. Spesso vicino ai soggetti, aiutato dall’ agilità e leggerezza che il sistema ti consente, hai modo di muoverti in modo rilassato e mai goffo o disturbante.

ALTRI ESEMPI DI SCATTI VICINO AI SOGGETTI


VICINISSIMO FOCALE 20 mm

 


APPICCICATO FOCALE 15 MM

 


MOLTO VICINO FOCALE 15 MM

 


APPICCICATO FOCALE 15 MM

 


DENTRO LA SCENA FOCALE 20 MM

Come vedete la percezione del fotografo è inesistente.

In fase di sviluppo i file li ho trovati praticamente pronti. Il bilanciamento del bianco delle Olympus EM-1 MARK II, e della OM-SYSTEM OM-5 sono perfetti. ( LA OM-5 CONDIVIDE IL “CUORE” DELLA EM-1 MARK III)
Come visibile dalle immagini, anche in situazioni critiche di luce, non ho mai dovuto rinunciare ad una grande profondità di campo e non sono stato costretto ad utilizzare sensibilità iso eccessive, ottenendo file con cromie perfette e stampabili anche in formati generosi. ( VI PROMETTO CHE FARO’ UN ARTICOLO SULL’ ARGOMENTO STAMPA CONTINUATE A SEGUIRMI 😉 )

In situazioni ad alto contrasto, in fase di ripresa, la gamma dinamica è abbondante, a patto che sappiate esporre correttamente. La luce che viene registrata ti permette di gestire tutte le situazioni anche molto distanziate ma non potete in parole povere, fare troppo i ca%&ni 🤣;  cioè tipo sbagliare sottoesponendo di 3 o 4 stop. La conseguenza è che avrai difficoltà a riportare a corretta esposizione senza degrado.
Personalmente non ho capito perché l’ immagine che arriva ai consumatori in generale (forse colpa dei “maghi del marketing” ?🤣 ) fa trasparire che siano strumenti per utenti non esperti o che hanno bisogno di automatismi e facile gestione.

Io la penso diversamente.

Per me Sono macchine che danno il suo meglio in mano a chi è consapevole della tecnica fotografica e chi ha chiaro i concetti su cosa è la fotografia, o anche, a chi, certi concetti li vuole padroneggiare e vuole imparare a fotografare e apprendere da zero, così non incorrerà a “viziarsi” con pippe mentali distruttive.
Anche se detta così, al giorno d’ oggi sembra uno svantaggio 🤣 in realtà è un grande vantaggio e vi spiego il mio parere.

Intanto, il fatto che ci siano sul mercato macchine che ti permettono di sbagliare di 5 stop e poi correggere senza problemi, ti dovrebbe far capire quanto un produttore dia valore alle capacità dei fotografi che la utilizzeranno…ma addirittura costruirci un punto di forza commerciale, vi chiedo perdono se esprimo questo pensiero ma è ciò che penso 🙏, lo ritengo una “sottrazione al potenziale del nostro intelletto”.

Ma si sa: Più diventi dipendente da qualcosa e più, chi produce cose, ti può controllare e dominare meglio  😤

All’ opposto ritengo che, nonostante che anche il micro 4/3 ad oggi, grazie alle nuove tecnologie hardware e software, di fatto non ha più limiti, avere una copertina leggermente più corta, ti obbliga a pensare di più, a fare più attenzione in fase di scatto. Non spaventatevi, che pensare prima scattare, vuol dire riflettere, usare l’ immaginazione, stimolare pensieri e di conseguenza, essere più creativi: ciò che serve per realizzare fotografie di valore 👍.

Grazie ragazzi per essere arrivati fino a qui a leggere🙏,  ho condiviso con voi la mia esperienza in questi ultimi lavori in Giappone con Olympus Micro 4/3. Spero di avervi dato qualche stimolo costruttivo e avervi fatto vedere che questo sistema è stato eccellente nell’ accompagnarmi e realizzare gli obiettivi che mi ero prefisso, regalandomi ottimi risultati con dei vantaggi che non immaginavo neanche io 😊.

Al prossimo articolo

Andrea

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